Arriva la condanna definitiva per il 17enne di Giffoni Valle Piana accusato dell’omicidio del padre, Ciro Palmieri. Il giovane, attualmente ristretto presso il carcere di Nisida, ha rinunciato al processo di secondo grado, ottenendo così una riduzione della pena inferta in primo grado, rimodulata in 13 anni e 4 mesi di reclusione.
I fatti risalgono alla notte tra il 29 e il 30 luglio 2022: il panettiere 43enne, al culmine di una furiosa lite, venne ucciso con circa 40 coltellate dalla moglie, Monica Milite, e dai due figli, all’epoca di 18 e 15 anni.
I tre, dopo l’omicidio, amputarono una gamba all’uomo e poi ne denunciarono la scomparsa, rivolgendosi anche alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, ma dopo una ventina di giorni, le indagini chiarirono cosa fosse realmente accaduto in quella drammatica sera di luglio all’interno dell’appartamento di Giffoni Valle Piana, dove si respirava un clima difficile, ricostruito nei dettagli dai giudici del collegio del tribunale dei minorenni in occasione della sentenza di condanna al 17enne.
Ciro Palmieri era un padre-padrone e controllava i suoi familiari con telecamere di sorveglianza installate da lui stesso in casa, ma secondo i consulenti anche Monica Milite avrebbe giocato una parte determinante nella dialettica familiare.
Per i giudici, l’omicidio è stato vissuto dal ragazzo come una liberazione dall’oppressione della figura paterna, in contrapposizione alla fragilità della madre, con cui il 17enne aveva un rapporto privilegiato.
Una vicenda per certi versi mostruosa, maturata in un contesto disfunzionale creato da entrambi i genitori.