Quattordici pagine per evidenziare le nefandezze dell’accorpamento del tribunale di Sala Consilina a quello di Lagonegro. Quattordici pagine per fissare punto per punto le criticità del presidio di via Napoli e smascherare le false verità poste a supporto del piano di riorganizzazione e dunque legate alla struttura della cittadina lucana. Un dossier preciso divulgato ieri sera nel corso della conferenza organizzata dal comitato Pro Sala, durante la quale è emersa forte ed unanime la considerazione che “Il tribunale di Sala Consilina per i valdianesi non è chiuso, ma anzi ci sono tutte le condizioni per ottenere i riscontri sperati”. Gli elementi raccolti nell’articolato documento, a detta degli esponenti del mondo dell’avvocatura e del comitato cittadino Pro Tribunale, che hanno preso parte all’iniziativa, parlano chiaro. Si parte dall’accorpamento dei due uffici giudiziari ubicati in regioni diverse, per arrivare agli spazi ridotti e non sufficienti ad assicurare un decoroso servizio ai cittadini, passando dall’incerta ubicazione dell’archivio dal momento che non sono stati ancora definiti gli spazi da destinare a tale funzione. Il Comitato, in aggiunta, nel rapporto, evidenzia che ad oggi non è stato depositato alcun documento di verifica sismica e valutazione di sicurezza dell’immobile, dal momento che l’unico certificato di collaudo statico risale al 1980 e per questo non rispondente alle vigenti normative. Nelle 14 pagine inoltre viene evidenziato il fatto che lo stabile era stato realizzato per un organico di operatori ed utenza pari ad un terzo di quella ad oggi ospitata. Si è passati, infatti, da 7 a 19 magistrati, da 22 a 66 dipendenti, da 400 ad oltre 1000 avvocati, con una superficie di circa 2500 mq a fronte dei 6000 di Sala Consilina.
Roberta Cosentino