Crisi nera al Sud. Il rapporto Svimez 2014 consegna una fotografia più che negativa dell’Italia ma in particolare del Mezzogiorno. In Campania la flessione del Pil nel 2013 è arrivata al -2,1%, consentendole una collocazione intermedia tra le Regioni del Mezzogiorno, con la Calabria che fa peggio (-5%) e la Basilicata fanalino di coda nazionale (-6,1%) per la grave crisi che ha investito l’industria meccanica e i mezzi di trasporto. Se guardiamo al Pil pro capite il Mezzogiorno nel 2013 è sceso al 56,6% del valore del Centro Nord, con un forte gap tra Regioni. Un valdostano ha prodotto nel 2013 oltre 18mila euro in più di un calabrese, ultimo in classifica con il suo valore di 15.989 euro procapite. La Svimez fotografa anche un drammatico crollo dei consumi nelle famiglie meridionali che ha investito , oltre che il vestiario e le calzature, anche i beni alimentari, i servizi per la cura della persona e le spese per l’istruzione. Punti di forza restano la cultura che però ancora viene considerata come un bene di lusso che non produce reddito e l’agricoltura che regge al Sud con un export cresciuto del 25% ma l’abbandono delle terre prosegue inesorabile e inoltre la frammentazione della produzione tende a mantenere un sapore locale alla gestione del settore. I servizi sono gli unici a tenere di più nel 2013 ma non mancano anche qui cali soprattutto nel commercio e nella ristorazione. Regge invece alla crisi la finanza dei Comuni ma solo grazie alle tasse. Alla riduzione dei trasferimenti dello Stato, arrivata nel Sud al -35,5% dal 2007 al 2013, si è contrapposto, nello stesso periodo, un forte aumento delle entrate tributarie, +35,8%. Cambiano al Sud anche storici punti di forza come le tendenze dal punto di vista demografico con un aumento dei morti rispetto ai nati. Ma è soprattutto l’occupazione a fornire un quadro desolante del Meridione che perde un altro 4,6% rispetto al 2012 sul numero degli occupati. Nell’ultimo anno l’80% delle perdite di posti di lavoro in Italia si è concentrata al Sud . In valori assoluti, la Campania perde 48mila 900 occupati e fanalino di coda tra le Regioni risulta la Calabria. In Campania c’è un aumento dei posti di lavoro solo nel settore dell’agricoltura, mentre la Basilicata è l’unica a non subire una flessione dell’occupazione nei servizi. Al Sud, dunque, pur essendo presente appena il 26% degli occupati italiani si concentra il 60% delle perdite determinate dalla crisi. In calo soprattutto l’occupazione giovanile mentre le donne continuano a lavorare poco e ad essere segregate in lavori a bassa qualificazione. La Svimez in conclusione taglia le gambe al futuro e alla speranza quando annuncia per il 2014 ancora recessione al Sud.
Daria Scarpitta