“Impedire i contatti tra i protagonisti della vicenda” onde evitare che reiterino i reati. Sono queste alcune delle motivazioni per cui il Riesame ha respinto le richieste di revoca delle misure cautelari a carico di Franco Alfieri e gli altri arrestati nell’inchiesta che lo ha travolto. Alfieri, il suo capo staff Campanile, la sorella Elvira, i vertici della Dervit, e il tecnico comunale Greco sono ai domiciliari e ora è stato pubblicato il ragionamento seguito dal Riesame per respingere i ricorsi e lasciare gli indagati in detenzione , ossia “per scongiurare il concreto ed attuale pericolo di ricadute delittuose”. “Gli indagati fanno parte- si legge nel provvedimento – di un articolato e robusto sistema criminale”.
A pesare sulle decisioni del Riesame anche il fatto che nessuno nel frattempo si è dimesso dai propri incarichi. Alfieri è solo sospeso a seguito dell’intervento del Prefetto ma non ha fatto un passo indietro, come gli altri. Anche il titolare e il procuratore della Dervit, pur avendo lasciato i loro incarichi, restano nella società uno nel ruolo di socio e l’altro di dipendente. Questo, secondo il Tribunale denota “ la persistente e concorde volontà di ciascuno degli indagati di continuare a fare parte del sistema criminale” per cui “l’unica misura adeguata a fronteggiare le ravvisate esigenze cautelari è solo quella detentiva”. Inoltre, per Alfieri la decisione sulla scarcerazione e il passaggio ai domiciliari sarebbe arrivata perché non esistono elementi tali da far pensare che potesse contravvenire alle limitazioni imposte che nel suo caso riguardano anche il distacco di tutte le reti telefoniche e telematiche per impedirgli contatti di qualsiasi tipo.
Nel provvedimento del Riesame vengono riportati anche stralci dell’interrogatorio di garanzia di Alfieri da cui si evince che il presidente sospeso ha ammesso di avere compiuto un falso, affermando la gestione in house dell’impianto di pubblica illuminazione quando era invece in mano già alla Dervit . L’ho fatto per il bene della collettività- avrebbe spiegato Alfieri – che anche sul suo interessamento all’azienda di famiglia ha detto che sarebbe stato dettato da un “senso di umanità”.