La procura della Repubblica di Vallo Della Lucania ha concluso la prima fase d’indagine sulla morte del cacciatore di Torre Orsaia ucciso tra i boschi l ’11 dicembre scorso durante una battuta al cinghiale. Degli otto cacciatori che componevano la squadra di cui faceva parte lo sfortunato Josè Antonio D’Adamo soltanto uno rischia di finire sotto processo per omicidio colposo. Il procuratore Alfredo Greco ha emesso, infatti, un solo avviso di garanzia ed è stato notificato all’imprenditore edile di Scario reo confesso. L’uomo di quarant’anni attraverso il suo legale di fiducia potrà chiarire meglio la sua posizione in questa seconda fase d’indagine che potrebbe, eventualmente, portare a nuovi avvisi di garanzia se saranno identificati altri responsabili dell’incidente mortale avvenuto tra i boschi di Torre Orsaia, dove il giovane piastrellista viveva insieme alla moglie e ai due figli minorenni. Secondo la confessione resa ai carabinieri alcuni giorni dopo la tragedia dall’imprenditore scariota, Josè è stato ucciso per errore. L’uomo insieme ad un compagno avrebbe inseguito un cinghiale che si era messo in fuga dopo essere stato ferito da un altro cacciatore del gruppo ed entrambi quando l’hanno raggiunto credendolo ancora vivo si sono disposti per spararlo. Il colpo è partito dal fucile dello scariota. La pallottola invece di raggiungere l’animale ha trafitto il cacciatore di Torre Orsaia che si trovava poco distante dal cinghiale che, nel frattempo, inseguito alla ferita, era deceduto proprio in quel luogo. Difatti gli inquirenti hanno rinvenuto Josè e l’animale senza vita nello stesso posto e distanti pochi metri l’uno dall’altro. Un episodio che ha posto nuovamente in evidenza la necessità di rispettare e far rispettare le rigide regola della caccia. ” Se viene infranta anche solo una di queste – afferma Greco – è facile incappare in fatti del genere “.
Antonietta Nicodemo