Avrebbe fatto tutto da sola la nigeriata denunciata per occultamento di cadavere e infanticidio. Avrebbe abortito e anche reciso il cordone ombelicale. Tutto questo nel bagno del centro d’accoglienza per profughi alla periferia di Auletta. E’ probabile, ma è necessario attendere l’esito degli accertamenti medici, che per interrompere la gravidanza abbia ingerito dei farmaci. Il neonato di cui si è liberato aveva poco più di sei mesi, da verificare se fosse vivo quando è venuto al mondo. Secondo la prima ricostruzione dopo aver abortito la donna ha coperto il piccolo in un’ asciugamano e lo ha abbandonato in un ………..davanti al centro d’accoglienza. Un vecchio agriturismo che un privato ha messo a disposizione dei migranti nonostante le contestazioni da parte del Sindaco. I carabinieri hanno consegnato il fascicolo delle indagini alla Procura della Repubblica in che modo proseguire l’inchiesta. Da chiarire chi fosse il padre del piccolo e se la gravidanza è stato frutto di un amore o di una violenza. Un episodio triste per il quale per il momento l’unica indagata è la mamma ma nel corso delle indagini potrebbero venire fuori altri responsabili. Una storia che ad Auletta ha riaperto la discussione sull’opportunità o meno di accogliere migranti, anche se quanto accaduto nel centro d’accoglienza, purtroppo succede anche nelle case di chi un profugo non è
Antonietta Nicodemo