“Il decreto della regione campania che autorizza la costruzione del metanodotto “ Policastro – Montesano, contiene una serie di incongruenze ed elementi per poterlo dichiarare illegittimo”. Di questo sono convinti i sindaci del Golfo di Policastro che si preparano ad avviare una serie di azioni giudiziarie contro il parere favorevole espresso dalla commissione via il 30 ottobre scorso. una parere provvisorio che potrebbe diventare definitivo nella conferenza dei servizi che dovrà essere convocata al termine del procedimento in corso in regione per il via libera al cantiere della Snam. La notizia del primo parere favorevole della commissione via ha messo di nuovo in allerta anche il comitato cittadino “Costa” costituitosi un anno fa proprio per contrastare il metanodotto. Il suo presidente Rolf Mueller sta lavorando per l organizzazione di un incontro al Ministero e se non sarà possibile per una manifestazione di protesta da tenersi a Roma sotto il palazzo del Governo. Mentre la politica e gli amministratori locali cercano di difendere il territorio dal progetto della Snam ritenendolo altamente impattante, la Multinazionale ha dato inizio ai lavori a Milazzo . Il progetto prevede che un metanodotto proveniente dalla Libia attraverso la Sicilia si immetta sulla terraferma in prossimità della foce del fiume Bussento, sulla spiaggia di Policastro, con due condotte da 80 cm di diametro, pressione 215 bar sino a giungere ad una stazione di decompressione. Da Policastro dovrebbe poi ripartire una tubatura da 120 cm di diametro con gas metano a 90 bar di pressione, che raggiungerebbe la centrale già esistente a Montesano Sulla Marcellana. E’ stato già stimato che l’opera comporterebbe l’abbattimento di 28.600 alberi lungo 18 Km di aree boschive e attraverserebbe ruscelli e torrenti che alimentano il Bussento. Da milazzo a montesano sono poco piu di 300 km di tubature in acciaio che attraverserebbero mare costa e monti. Per il geologo Franco Ortolani, che ha preso visione del progetto, sarebbe opportuno che “ il gasdotto sottomarino sfoci in un’area industrializzata, quindi già compromessa, come quella siciliana in cui hanno avuto inizio i lavori e non in un bacino di grande pregio ambientale come è quello del Golfo di Policastro”.
Antonietta Nicodemo