La Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con cui lo scorso dicembre annullò la condanna inflitta in appello al maresciallo dei Carabinieri Giovanni Cunsolo, unico imputato per la morte del giovane Massimo Casalnuovo di Buonabitacolo. Per la Cassazione le motivazioni espresse dalla Corte di Assise di Potenza non sono “rafforzate” come ci si aspetterebbe da una sentenza che va a ribaltare completamente l’assoluzione dell’imputato stabilita in primo grado. Inoltre, la decisione dei Giudici di Potenza si concentrerebbe sulle dichiarazioni di testimoni più che sulle prove scientifiche e, dunque, non avrebbe dato il giusto peso agli accertamenti sulle scarpe di ordinanza del maresciallo e sul motorino, circa la presenza di pezzi di vernice. Infine, il presunto calcio sferrato al ciclomotore di Casalnuovo, non avrebbe potuto avere luogo. “Appare difficoltosa- si legge nelle motivazioni- la ricostruzione, secondo cui il maresciallo abbia sferrato un calcio con il piede destro, mentre il ciclomotore gli passava su quello sinistro. Quanto meno per difficoltà di spazio e tempo di esecuzione”. “ La Cassazione- ha detto l’avvocato del maresciallo, Renivaldo Lagreca – ha fatto giustizia su una sentenza ingiusta e motivata in maniera fantasiosa e fuori dal contesto probatorio. I Giudici di Potenza si sono fatti prendere la mano dalla pressione mediatica sul caso, ma noi non avevamo dubbi che la Cassazione lo avrebbe rilevato. Confidiamo nella giustizia e ci apprestiamo a continuare a difendere il maresciallo nella nuova sede”. Ora, infatti , la Cassazione ha rinviato il caso alla Corte d’Assise di Salerno per un riesame che colmi contraddizioni e lacune riscontrate nella precedente sentenza. E anche la famiglia Casalnuovo è pronta a questo nuovo appuntamento.“Condivido la sentenza della Cassazione per ¾ – ha commentato il loro legale, Cristiano Sandri – perché sembra andare più sul fatto che sulla legittimità. Questo non è un processo su basi scientifiche. Le scarpe analizzate non si sa neppure se siano quelle indossate dal maresciallo. Sono state un’arma di distrazione. Questo è un processo che si basa su dichiarazioni, che sono state ritenute attendibili dai giudici di Potenza. La decisione deve essere solo motivata in modo più dettagliato. Confidiamo nell’operato della Corte di Salerno”.
Daria Scarpitta