Continuano gli appuntamenti online della terza edizione di Dialoghi di Storia: venerdì 20 novembre 2020 alle ore 18.00 sarà la volta di Roberto Parisi, professore associato di Storia dell’Architettura presso l’Università degli Studi del Molise. Il titolo del seminario è “Piccole città senza storia. “Centri minori” e “aree interne” nell’Italia meridionale tra Ancien Régime e Prima Repubblica“.
Roberto Parisi ha svolto attività di ricerca presso enti pubblici e università in Italia e all’estero. Ha approfondito temi di storia dell’architettura, storia del paesaggio, storia urbana e di iconografia della città dell’età moderna e contemporanea, con particolare riguardo all’architettura di carattere produttivo e alle infrastrutture storiche del territorio. Già vicepresidente dell’Aipai (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale), attualmente è membro del Comitato Scientifico sul Patrimonio dell’Architettura del XX secolo in seno a ICOMOS Italia, del Consiglio Scientifico del Centro Interdipartimentale di Iconografia della città europea dell’Università di Napoli “Federico II”, del Consiglio Direttivo dell’associazione nazionale RESpro (Rete di storici per i paesaggi della produzione). Fa parte del Comitato di Direzione della rivista OS. Opificio della storia, pubblicata in open access sulla piattaforma SHARE Riviste dell’Università di Napoli “Federico II”.
Il seminario, partendo dalle politiche e dalle azioni promosse nel corso dell’ultimo decennio per risolvere la profonda crisi socio-economica e culturale che investe i centri abitati dell’Italia interna, intende soffermarsi sui criteri che hanno orientato le pratiche di riconoscimento storico-testimoniale e di patrimonializzazione di borghi e paesi del Mezzogiorno interno dalle prime “Inchieste” pubblicate sull’einaudiana Storia dell’arte italiana fino alla più recente mostra documentaria sull’“Arcipelago Italia” esposta alla Biennale di Architettura di Venezia.
Il prossimo appuntamento dei Dialoghi di Storia Online 2020 sarà sulla pagina Facebook della Fondazione MIdA, oltre che sul sito www.fondazionemida.it.