Alfredo Greco, ex procuratore di Vallo della Lucania non ci sta alle accuse rivolte al modo con cui sono state condotte le indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo. Con una lettera aperta sul quotidiano La Città ha risposto alle affermazioni di Mario Tarallo, comparse in questi giorni sui social e condivise da Dario Vassallo, fratello del sindaco pescatore. Dopo la notizia dell’archiviazione dell’indagine, la Fondazione sta tenendo desta l’attenzione sul caso alla ricerca della verità, con una visione anche critica che ha finito per coinvolgere indirettamente, attraverso la condivisione di un post di Tarallo, anche quanto fatto fino ad ora. Di qui la replica di Alfredo Greco che all’epoca dei fatti fu il magistrato che si occupò sulle prime battute del caso e che ora si dice “ offeso e sconvolto” dalle battute in questione, in particolare quelle in cui si accusano i Carabinieri e lo stesso Greco di non avere protetto la scena del delitto. La notizia della morte, fa sapere l’ex procuratore vallese, arrivò ai Carabinieri diverse ore dopo l’accaduto quando già la popolazione ne era a conoscenza. Quando arrivò Greco racconta di aver trovato “ a pochi metri dal centro, una folla con il cadavere e l’automobile già preservati e cinturati; ciò non di meno provvidi , ancora ad allontanare tutti con il rigore e la fermezza che la condizione richiedeva e le necessità di indagine imponevano”. Greco spiega di aver compiuto quanto era suo dovere e poi risponde anche all’accusa rivolta alla Procura di Vallo di essersi voluta liberare in fretta dell’indagine per il passaggio della stessa all’Antimafia, atto avvenuto non senza dolore per Greco. “Cosa vogliono insinuare? – chiede e poi aggiunge – Le censure che mi si muovono non solo mi offendono, ma ancora di più mi sconvolgono profondamente perché la mia rigorosità istituzionale mi ha imposto di rispettare una regola di competenza e questo è stato, ed è ancora, il momento più doloroso di tutta la mia vita professionale. Mi consenta di aggiungere- conclude- che con le velenose chiacchiere da bar diffuse sui social non si onora la memoria di vassallo e non si rispetta la dignità degli uomini”.
Daria Scarpitta