“ Io giurai fedeltà alla Patria e per nulla al mondo l’avrei tradita, al costo di perdere la vita”. Felice Magliano di San Giovanni a Piro è l’unico salernitano vivente tra i sette che furono rinchiusi nei lager nazisti. Ha 105 anni, compiuti il 2 novembre scorso, ma la sua memoria è limpidissima tanto da ricordare perfettamente gli anni trascorsi in guerra e nei campi di concentramento dei tedeschi. “ Fui chiamato alle armi nel 1940. Ricordo che da ottobre a giugno non cambiai mai i vestiti. Erano pieni di pidocchi. In combattimento non ho mai ucciso una persona. Per due volte mi chiamarono a comporre un plotone di esecuzione e in entrambi i casi riuscii ad evitare di entrarne a farne parte”. Magliano con voce limpida e sicura ripercorre anche gli anni trascorsi da deportato. “ Fui fatto prigioniero dai tedeschi a Monte Nero il 10 settembre del 1943. Per i primi giorni ci fecero mangiare abbondantemente poi tentarono di convincermi a combattere per loro promettendomi denaro, vestiti e pasti. Io rifiutai. Non ho mai pensato, nemmeno per un istante, neanche quando iniziarono a maltrattarmi, di girare le spalle all’Italia. Ero pronto a morire per la mia Patria”. Da questo momento in poi Felice inizia a raccontare il suo calvario nelle prigioni tedesche. “ Sono stato prima in Libia, poi Albania, Serbia, Croazia, Dalmazia, Slovenia, Ungheria e in fine Austria. Ci sottoponevano a lavori forzati per intere giornate e ci picchiavano quando ci mostravano deboli, a causa soprattutto della fame. Ricordo un soldato che mi aiutò nel periodo in cui fui colpito da una bronchite asmatica, di cui ho sempre sofferto”. Nel 1945 finì la guerra. Magliano lasciò la prigione austriaca e con l’aiuto di alcuni partigiani italiani raggiunse a piedi Tarvisio in provincia di Udile. In treno arrivò prima Roma e poi a Policastro. Di qui0 a piedi fino San Giovanni a Piro ma prima di riabbracciare la famiglia si recò a pregare al santuario della Madonna di Piatrasanta alla quale aveva affidato il suo destino durante tutti gli anni della guerra. Aveva 27 anni quando fu chiamato alle armi e 32 quando fece rientro a casa. Ad attenderlo durante quei cinque anni anche la fidanzata Gaetana che sposò nel ’46. Da lei ha avuto due figlie che Felice ha chiamato come le due sorelle che perse, per motivi diversi, durante gli anni della guerra : Giustina e Domenica. Nonostante i tristi ricordi legati ai campi di concentramento, l’arzillo ex deportato salernitano mostra con orgoglio il lagerpass. “ Questo libretto lo tengo con me da 74 anni. Il mio numero di matricola era l’87. Sono felice di esserne uscito vivo e di aver onorato la mia Patria”. Ed è proprio il lagherpass che ha consentito all’ultracentenario sangiovannese di ottenere lo scorso, dal Colonnello Gabriele De Feo, del Comando Forze Operative Sud di Napoli, la medaglia al merito per le campagne di Guerra del 1940-1945 e dal Presidente della Repubblica la medaglia d’onore . Un riconoscimento, quest’ultimo, che è stato assegnato anche agli altri sei cittadini della provincia di Salerno che furono rinchiusi nei lager nazisti: Giovanni Albano( Bracigliano), Aniello Barbaria(Pagani), Antonio Bruno(Piaggine), Paolo Costantino(Roccapiemonte), Emiddio Paraggio ( Battipaglia) e Goffredo Sessa ( Serre ). Felice Magliano è l’unico deportato salernitano ancora in vita. Tutti e sette saranno ricordati domani ( giovedì) nel salone azzurro della Prefettura di Salerno con una cerimonia commemorativa del “ Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati. Una celebrazione che sarà animata dalle performance teatrali e musicali sul tema di diverse rappresentanze di studenti degli istituti della Provincia.
antonietta nicodemo