Nella spettacolare cornice artistica della Certosa di San Lorenzo a Padula, ha avuto luogo la serata inaugurale della mostra dell’artista milanese Claudio Martineghi, da qualche anno cittadino stanziale del borgo cilentano di Ispani. La mostra, dal titolo “Uomini”, resa possibile grazie alla generosità della Pro Loco, del Comune di Padula e della Banca del Credito Cooperativo di Sassano e fortemente voluta dal professor Nicola Femminella e della moglie di Martinenghi, Tina Buonfiglio, potrà essere visitata per tutta l’estate, fino al 31 agosto dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 16,30 alle 19,00. Le 18 tele e i 10 disegni esposti evidenziano lo stile poliedrico di un pittore le cui opere sono il riflesso delle sue esperienze, della sua sensibilità e dei suoi studi, eseguiti prima all’accademia di Brera e poi al Politecnico di Milano. Uno stile davvero unico, inconfondibile! Gli “Uomini” di Martinenghi sono figure che ricordano i dannati dell’Inferno dantesco, individui vinti, spersonalizzati, privati della loro dignità, emblema dei mali del nostro tempo, come la prevaricazione del potere, del denaro, della politica, mali che purtroppo si perpetuano da secoli. A rendere ancora più drammatico il messaggio dell’artista, i colori accesi, crudi che vengono accentuati nelle figure scarne, nei volti incappucciati e nellle membra crocifisse in cui si legge la prevaricazione del più forte di turno, in cui è evidente l’odio dell’uomo sull’uomo. Uomini martoriati nel corpo e nell’animo, da cui però emerge un messaggio di speranza, dettato dal bisogno di giustizia che è insito in ogni individuo.In tanti sono accorsi a rendere omaggio all’estro artistico di Martinenghi, tra cui l’onorevole Donato Pica, il sindaco di Ispani, Edmondo Iannicelli, il sindaco di Padula, Paolo Imparato e il presidente del Lions Club di Padula, il dottor Altieri.Una mostra particolare, autentica, che ci costringe a riflettere sulla parte più marcia che c’è nell’uomo, affinchè siamo spronati a difendere ad ogni costo i valori etici e qual è il mezzo migliore se non l’arte per denunciare a voce alta i carnefici dell’animo?
Genny Gerbase