Nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni si fa sempre più forte il fronte ambientalista. Ormai non si contano più le azioni giudiziarie a tutela del patrimonio naturale. E sempre più spesso, invece di agire singolarmente si uniscono nella lotta. La scorsa settimana sette associazioni hanno firmato e depositato presso il Tribunale di Vallo della Lucania la denuncia contro il taglio di faggi sul monte Cervati, nel comune di Piaggine. L’esposto è accompagnato da una perizia tecnica che evidenzia le difformità dei tagli degli alberi effettuati rispetto a quelli previsti ed autorizzati dai vari Enti. La denuncia è stata presentata dall’avvocato Adolfo Scarano per conto delle associazioni ambientaliste che insieme rappresentano l’intero territorio del Parco del Cilento. Tocca alla Procura vallese accertare i fatti ed individuare gli eventuali responsabili dei reati ambientali denunciati.
Ci sarebbero già degli indagati nell’inchiesta aperta dalla Procura di Vallo della Lucania sui lavori eseguiti lo scorso anno dal comune di Camerota per la messa in sicurezza della Mingardina. Nel mirino della giustizia gli atti amministrativi che portarono anche all’esplosione della falesia che sovrasta la nota strada costiera, contro le quali pesano anche le denunce degli ambientalisti. Parallelamente al procedimento penale cammina quello amministrativo. Il 19 marzo prossimo il Tar entrerà nel merito del ricorso presentato dal comune contro uno dei provvedimenti emessi dalla soprintendenza durante il noto intervento di messa in sicurezza di quella strada. Si sono costituiti parte civile l’associazione Italia Nostra e la locale associazione “ Per un comune migliore “ . E proprio quest’ultima nel dicembre scorso ha presentato un esposto al Tribunale di Vallo contro le gabbie posizionate a 30 metri di profondità nel mare di Marina di Camerota. Si tratta di strutture utilizzate in passato per l’allevamento di tonni ed orate. L’attività è stata dismessa ma le gabbie, ormai deteriorate, continuano a rimanere sul fondale, “ a danno – secondo l’associazione – dell’habitat marino e della salute pubblica “ . Di qui la denuncia per accertare le eventuali responsabilità e favorire la rimozione dell’ impianto di acquacoltura