Nuove polemiche sul Consorzio del Piano di Zona S10 afferente a Vallo di Diano, Tanagro e Alburni. Questa volta la questione nasce sotto l’egida delle rivendicazioni di genere. A porla è infatti l’associazione femminista antifascista di Sala Consilina Ipazia che in una lettera rivolta alle assessore e consigliere dei Comuni interessati e alle cittadine dell’ambito punta il dito contro la mancata rappresentanza delle donne nei nuovi organi di governo del Piano di Zona. “Il ruolo della donna nelle dimensione di cura è totale. – si legge nella missiva- Per la maggior parte sono donne, le assistenti sociali, le insegnanti, le operatrici sociali, le educatrici, le psicologhe. Eppure nessuna donna tra le tante amministratrici (anche iscritte al Pd) è stata ritenuta valevole tanto da poter entrare nel Consiglio di Amministrazione che è l’organo che progetta e gestisce i fondi delle politiche sociali. Il sig. Esposito ha allora ragione- prosegue la lettera- è proprio vero che hanno fatto cappotto. Secondo noi non è stato il Pd a vincere tutto, non la politica illuminata, non l’alternativa. Semplicemente gli uomini hanno fatto cappotto”. Dopo dunque le frizioni politiche seguite alla nomina del Cda che ha visto i sindaci di Montesano, Buonabitacolo Polla e Teggiano, prendere le distanze, ora ad avanzare critiche sulle nomine è un’associazione femminista, colpendo a sorpresa su un altro aspetto quello della parità di genere, non meno politico in realtà, tanto più che è risaputa la vicinanza di Ipazia al Gruppo Positivo. La lettera prosegue immaginando cosa accadrebbe se ora tutte le donne impegnate nel sociale e nei Comuni , si lasciassero ‘accappottare’ lasciando deleghe, scioperando, e creando buchi nell’assistenza. “ Questa lettera è rivolta alle donne, in particolare alle amministratrici, al di là dell’appartenenza politica- conclude l’associazione Ipazia- Chiediamo di avviare una discussione, una riflessione comune e magari una presa di posizione per dire e ribadire con forza che dove metà delle persone si lasciano mute, si perde metà della lettura del mondo”.
Daria Scarpitta