Patteggiamento rigettato. La richiesta del 36enne pugliese alla guida dell’Audi A6 che ha causato la morte di Maria Dorotea Di Sia non è stata accolta dal gip del Tribunale di Trani che ha ritenuto troppo gravi le conseguenze derivanti dall’azione scellerata dell’imputato, messosi alla guida quel terribile 13 maggio scorso sotto l’effetto di stupefacenti e alcol. Due infatti sono stati i motivi alla base del rigetto dell’istanza: il fatto che la pena non è stata considerata congrua rispetto alla gravità dei fatti e che non si è ritenuto di poter applicare le attenuanti generiche. In questi giorni i familiari di Maria Dorotea , amata sia dalla comunità del Golfo di Policastro che da quella del Vallo di Diano dove aveva vissuto periodi diversi della sua vita, avevano saputo che il legale del 36 enne responsabile dell’incidente aveva avanzato la richiesta di patteggiamento a 2 anni di reclusione con sospensione condizionale. Richiesta che era stata avallata anche dal PM. Una vera beffa per la famiglia Di Sia, costretta a subire improvvisamente la scomparsa del suo membro più giovane e a vedersi negata ogni giustizia, prima con la richiesta reiterata del pagamento di servizi funebri non richiesti, poi con questa istanza di patteggiamento a soli due anni. A far male di più il fatto che il 36enne accusato di omicidio colposo per la morte di Maria Dorotea e responsabile anche del ferimento grave di altre due persone, tra cui il fidanzato della ragazza, fino ad oggi non abbia scontato nemmeno un giorno in carcere o ai domiciliari. Una scelta ben diversa, fanno notare dalla famiglia Di Sia, rispetto a quanto disposto, seppure da una Procura diversa, nel caso delle tragedia di Sassano dove Paciello è tutt’ora agli arresti. E tutto questo nonostante il 36enne si fosse messo alla guida con un tasso alcolemico superiore al limite consentito e dopo aver fatto uso di cannabis e cocaina, come emerso dalle analisi eseguite su di lui subito dopo il sinistro. Dal capo di imputazione emerge anche la velocità dell’auto non commisurata allo stato dei luoghi. L’incidente avvenne in pieno centro. Sull’Audi, oltre a Maria Dorotea, si trovavano il suo fidanzato, il fratello di questi, entrambi rimasti feriti, e un suo cugino che è proprio il 36enne incolpato del sinistro. Mentre stavano transitando per una parallela al lungomare di Bisceglie, paese d’origine del fidanzato di Maria Dorotea, l’auto si schiantò contro il pilone in cemento di una villa e per la 26enne non ci fu nulla da fare. Ora la giustizia sta facendo il suo corso. Per il momento gli atti sono stati rimessi al Pm.
Daria Scarpitta