Prende posizione netta il vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro sul caso del dossier sui presunti preti gay. Mons. Antonio De Luca si dice addolorato profondamente e pronto , una volta verificate le effettive responsabilità, ad adottare “le necessarie iniziative canoniche che la Santa Sede stabilisce in questi casi”. In attesa che la Curia napoletana consegni i documenti alla Diocesi, il presule si sofferma a consolare la comunità locale, a recuperare quel sentimento di fede che di fronte a comportamenti scandalosi di questo tipo rischia di smarrirsi. Mons. De Luca esprime perciò “ vicinanza alle comunità turbate e preoccupate di fronte al rischio di vedere vanificata una consolidata esperienza di fede che da sempre ha contraddistinto questa terra.” E richiama tutti agli esempi religiosi positivi. “ Ci sta a cuore – scrive in una nota- riaffermare e riconoscere l’opera meritoria di moltissimi nostri sacerdoti che nella quotidiana fedeltà alla loro vocazione e alla loro missione hanno scritto pagine di memorabile tradizione. Per questa generosa offerta di sé stessi le nostre comunità non si sentano tradite!”. Poi, però, torna sul difficile compito che lo attende come Pastore: “ Incombe l’obbligo – continua- anche di riconoscere sbagli, errori, opache testimonianze, e richiesta di perdono; perciò riaffermiamo come Chiesa la totale disponibilità a intraprendere le decisioni e le sanzioni canoniche per un necessario cammino di purificazione vissuto con profonda attenzione alle denunce e con sensibile cautela verso possibili false accuse. Lavoreremo per riportare la bellezza della fedeltà sul volto della nostra chiesa.” Intanto, però, le false accuse che tramite whatsapp e la rete sono circolate un po’ ovunque, scandalizzando l’opinione pubblica locale, non resteranno impunite. Il sindaco di Buonabitacolo Giancarlo Guercio che in quelle pagine è stato “inopportunamente citato” , in quanto parente di uno dei sacerdoti falsamente additati,ha sporto denuncia ai carabinieri della locale stazione per arrivare ad accertare l’identità dell’autore del documento diffamatorio e per tutelare il ruolo istituzionale che ricopre, menzionato all’interno del finto dossier.
Daria Scarpitta