Potrebbe finire tutto in una bolla di sapone l’inchiesta Chernobyl. All’indomani della prima udienza del processo presso la Corte d’Appello di Salerno la principale preoccupazione è proprio il rischio prescrizione a cui va incontro il procedimento giudiziario, già minato dai tempi intercorsi per il trasferimento degli atti da Santa Maria Capua Vetere a Salerno e ora anche dal rinvio dell’udienza preliminare al 30 gennaio 2014 resosi necessario ieri per l’eccezione sollevata dai difensori di alcuni dei 39 imputati per un difetto di notifica. Del resto ieri è stato lo stesso Gup a definire”morente” il processo, visto gli ormai imminenti termini di scadenza. “Siamo sconcertati- ha commentato il responsabile del Codacons Vallo Di Diano Roberto De Luca che ieri era a Falerno per seguire il caso- lo sforzo investigativo fatto rischia di essere annullato . Il processo potrebbe avere meno di un anno di vita, ma bisognerà capire meglio i termini della prescrizione.Il fatto però che l’udienza sia stata rinviata a gennaio può essere un’occasione affinché anche i sindaci del Vallo di Diano interessati si costituiscano parte civile. Solo così si può sensibilizzare il giudice e l’opinione pubblica sulla gravità degli atti commessi”Ieri, infatti, è stato accertato che al momento si sono costituite parte civile la Province di Caserta e Napoli, la Regione Campania, il Comune di San Tammaro, il Codacons, Legambiente e la Col diretti. Di qui l’appello rinnovato del Codacons nei confronti dei sindaci del Diano e della Provincia di Salerno. I fatti oggetto della vicenda, infatti, che riguarda il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti, sono avvenuti per gran parte nel salernitano dove sarebbero state sversate 980 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e di dubbia provenienza, alcune anche trasportati dalle navi nel porto di Napoli. Un giro che avrebbe fruttato profitti per 50 milioni di Euro. Tra i terreni agricoli usati per lo sversamento risultano anche fondi di San Pietro al Tanagro, San Rufo, Teggiano e Sant’Arsenio, Capaccio, Montecorvino, mentre tra i 39 indagati figurano Romualdo Guarracino, Vito Carrano e Franco Lettieri di Albanella, Giovanni pomposeli di Capaccio, Giovanni Marandino di Polla, Biagio di Gruccia e Angelo Di Candia di Teggiano, accusati questi ultimi due di aver smaltito fanghi della depurazione giunti dall’Ucraina.
Daria Scarpitta