“Black out” nel processo sulla mancata bonifica dei terreni agricoli del Vallo di Diano sottoposti a sequestro dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere perché coinvolti nel giro di smaltimento illecito di rifiuti denunciato con l’operazione Chernobyl. A renderlo noto ancora una volta è Roberto De Luca del Codacons di Sala Consilina il cui interessamento alla vicenda aveva aperto il processo. Dopo la richiesta di archiviazione presentata dal Pm, infatti, il Codacons si è opposto, esponendo le proprie ragioni, attraverso l’avv. Elisabetta Giordano, nell’udienza camerale del 5 luglio scorso. Poi il più totale silenzio “A seguito dell’udienza nulla ci è stato più comunicato – fa sapere De Luca – l’11 novembre scorso abbiamo presentato anche un sollecito, dove si specificava l’urgenza di prendere visione del fascicolo perché la questione è inquadrata nell’ambito della più vasta inchiesta sui rifiuti illecitamente smaltiti nel territorio campano, ma nulla.” Insomma udienze al palo e bonifica mai effettuata su questa vicenda che nacque dopo le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere sull’operato di alcune aziende da cui emerse lo smaltimento illecito dei rifiuti e l’identificazione dei terreni dove questi sarebbero stati interrati, portando al sequestro nel 2007 di appezzamenti ricadenti nei Comuni di San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sant’Arsenio e Teggiano e alla richiesta avanzata dalla stessa Procura ai Comuni interessati per la bonifica immediata. Cosa mai avvenuta per un rimpallo di responsabilità. Secondo De Luca non è mai stato dimostrato che nel Vallo di Diano non siano stati sepolti rifiuti pericolosi. La Procura fece riferimento ad un documento dell’ARPAC del 2006 per definire che i rifiuti arrivati nel Diano erano speciali ma non tossici ma il Codacons è sempre stato scettico anche perché le indagini si erano concluse nel 2007 mentre l’attestazione dell’Arpac risale all’anno prima. Di qui la richiesta di apertura di un processo, di cui però a distanza di 4 mesi dall’ultima udienza, non si è saputo più nulla.
Daria Scarpitta