Un viaggio per corridoi vuoti, stanze che rimbombano e tracce di un passato recente cancellato con un colpo di spugna. Siamo riusciti ad entrare nel Palazzo di Giustizia di Sala Consilina, quello che dal 13 settembre scorso è stato dismesso, abbandonato, mentre gran parte del materiale veniva trasferito a Lagonegro. La gran parte, perché, visti gli spazi ristretti presenti nel tribunale lucano, non tutto è stato trasferito. E così nel nostro tour abbiamo individuato un patrimonio di libri e contributi, come quello contenuto nella Biblioteca del palazzo, rimasto ancora intatto, catalogato e disposto in bell’ordine, ma destinato a venir dimenticato o quanto meno a restare inutilizzato se nulla cambierà. E c’è chi in questo tribunale ha lasciato ricordi personali, come i disegni del proprio figlio, o la collezione di calendari, mentre a terra rimane la spazzatura più varia, comprensiva di fogli con dati sensibili e di apparecchiature elettroniche come stampanti e fax, magari ancora funzionanti. C’è da dire che la struttura resta controllata da un custode e che al suo interno vengono ancora usati i locali del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati dunque si esclude il rischio che qualcuno possa fare un cattivo uso di ciò che rimane, ma le sensazioni di vuoto e di perdita della vitalità che vi aleggiava solo qualche mese fa sono palpabili, mentre non è da sottovalutare lo spreco di quanto, dall’edificio, ai libri, alle apparecchiature, rischia di marcire nel tempo per l’inutilizzo e l’abbandono. Anche perché l’ex Tribunale di Sala rischia di rimanere così se una decisione in extremis non giunge a riportare tutto allo status quo ante. L’amministrazione comunale di sala Consilina ha fatto chiaramente capire che non vuole convertire il palazzo di giustizia per non rendere davvero definitivo l’accorpamento e il trasferimento a Lagonegro. Se, infatti, il Governo decidesse di fare un passo indietro su Sala Consilina e il Tribunale si trovasse ad ospitare altri uffici e attività la cittadina come farebbe a trovarsi pronta? Ecco che allora queste immagini rischiano di rimanere dei fotogrammi immutabili. E se si pensa che ancora una più caotica situazione imperversa negli spazi del Tribunale di Lagonegro destinati a Sala, dove pare che ancora non sia stato trovata una collocazione idonea per tutto, gli interrogativi alzati da questa riforma della geografia giudiziaria aumentano. Lo stato di incompletezza che emerge, il clima provvisorio che si respira in queste stanze del resto è anche un filo di speranza, quella che ancora l’ultima parola sulla storia del tribunale salese non sia stata pronunciata.
Daria Scarpitta