Nuovi sviluppi sull’inchiesta che nell’ottobre scorso ha coinvolto l’Istituto Europeo per la Terza Età di località Cappelle a Salerno, struttura chiusa dai Nas dopo aver accertato lo stato di degrado e i maltrattamenti a cui venivano sottoposti gli anziani ospiti. Si apre infatti un nuovo filone d’indagine che coinvolge ancora una volta il “dominus” della struttura, Sante Sica, per la seconda volta in due mesi posto ai domiciliari, e altre due persone: Karolin Cupo, direttrice della struttura e vicepresidente del Cda, per la quale è scattato il divieto di esercitare imprese e svolgere l’attività di operatore socio sanitario per un anno, e l’amministratrice di sostegno Angela Pina Grossi, che per un anno non potrà svolgere tale ruolo.
Ai tre, a vario titolo, vengono contestati i reati di corruzione, peculato e circonvenzione di incapaci.
Dalle indagini, sono infatti emersi una serie di elementi che hanno permesso di ricostruire una complessa macchinazione architettata da Sica, il quale si sarebbe appropriato del patrimonio di una 86enne facoltosa, ospite della struttura, facendosi nominare suo unico erede. Un ruolo chiave sarebbe stato quello della Grossi, che avrebbe attestato falsamente la capacità di intendere e volere dell’anziana, revocando la nomina di tutrice in cambio di metà del suo patrimonio.
Sempre la Grossi, si sarebbe impossessata di 300 euro al mese dal conto dell’86enne, giustificate da fatture false redatte dalla Cupo, e per due anni i tre le avrebbero fatto pagare 2.000 euro al mese, a fronte dei 1.800 dovuti, intascando la maggiorazione. Un quadro accusatorio che, se confermato nelle successive fasi di giudizio, farebbe peggiorare lo scenario già configurato lo scorso ottobre.