E’ stato fissato per il 28 dicembre prossimo l’avvio del processo, davanti al giudice monocratico della quarta sezione di Napoli, contro i tre imputati ritenuti responsabili della morte di Emanuele Melillo. Il conducente del bus di trasporto locale che nel luglio del 2021 precipitò a Capri dalla strada provinciale 66, schiantandosi sul sottostante lido balneare. L’autista del mezzo morì, mentre 23 passeggeri rimasero feriti. In questi giorni il giudice per le udienze preliminari ha rinviato a giudizio : un medico dell’Azienda Trasporto Capri, per la quale lavorava la vittima, il legale rappresentante della stessa azienda e un ingegnere, funzionario della Città Metropolitana di Napoli.
Il medico è accusato di non avere sottoposto a visite di controllo l’autista deceduto, considerando che aveva sofferto in passato di una grava patologia, al legale rappresentante dell’azienda di non avere sottoposto a controlli il lavoratore nonostante fosse passato dal ruolo di bigliettaio a quello più delicato di autista e all’ingegnere di non avere provveduto al collocamento delle barriere di contenimento, nel tratto della provinciale docve si consumò la tragedia . Secondo una prima ricostruzione Melillo perse il controllo del mezzo a seguito di un malore e con molta probabilità il bus non sarebbe precipitato se la ringhiera lungo la provinciale fosse stata a norma. Per gli avvocati della famiglia Giovanna Cacciapuoti e Ugo Scognamiglio : “ I profili di responsabilità emersi durante le indagini sono stati chiari fin dall’inizio “ . La reazione del padre Nazzareno Melillo, da tempo residente a Sapri, dove per anni ha vissuto anche il figlio Emanuele, alla notizia dell’avvio del processo: “ Ti sono vicino anche adesso che non ci sei più “ .