“ Andrà tutto bene “, così è stato. Greta è venuta al mondo nel reparto covid-19 come un arcobaleno, diffondendo un velo di speranza in questo periodo di grandi incertezze. Tre chili e seicentocinquanta grammi di pura energia che hanno dato un senso ai sacrifici a cui è sottoposto il personale sanitario e domato le paure di mamma e papà. Michela Porpora 38 anni e Michelangelo Langone 40 anni, di Sala Consilina, fino all’ultimo hanno dovuto fare i conti con le precauzioni a contrasto del coronavirus. Per loro ancora più rigide perché residenti in uno dei quattro Comuni del Vallo di Diano dichiarati zona rossa dalla Regione Campania. Venerdì scorso durante la corsa verso l’ospedale di Sapri hanno dovuto fare i conti anche con i soldati dell’esercito che barricano le strade d’accesso in quell’area della provincia di Salerno. Michela era in auto in preda alle doglie e questo le ha consentito di proseguire rapidamente il suo viaggio verso il nosocomio dell’Immacolata. L’urgenza era evidente e i militari non hanno esitato a farla passare senza visionare il modulo che giustificava la sua uscita di casa. E’ giunta in ospedale alle 20.45 e alle 21.04 è venuta al mondo la piccola Greta . Un parto naturale e rapido quasi a voler porre fine in un batter d’occhio alle paure di tutti. La giovane mamma è stata trattata come una paziente covid-19 perché proveniente dalla zona rossa. E’ stata sottoposta a tampone ed inserita da subito nel percorso dedicato ai presunti o accertati casi di contagio. “ Per me e per il personale sanitario che mi ha assistita la nascita della piccola Greta è stata come una luce in fondo al tunnel. Quando sarà grande proverò a farle capire cosa è significato venire al mondo ai tempi del coronavirus. L’emergenza è esplosa proprio nel periodo più delicato della mia gravidanza. E’ stata dura psicologicamente e moralmente. Ho dovuto proteggere, con grandi sacrifici, il mio grembo dal pericoloso virus. Guanti e mascherine da indossare e familiari e amici da allontanare. Distanze che devo rispettare anche adesso che ho partorito. Siccome sono entrata nel percorso covid nessuno dei miei parenti, nemmeno mio marito, può fare ingresso in questa area speciale di ostetricia. In questo momento la mia famiglia sono i medici, gli infermieri e tutto il personale sanitario che continua a dimostrare grande umanità e professionalità. Non ci lasciano mai da sole e si preoccupano delle nostre condizioni di salute. Un atteggiamento che ci solleva anche dal peso di essere etichettati come cittadini della zona rossa. Andrà tutto bene, sono le parole che hanno accompagnato il mio parto. Le hanno pronunciate a gran voce i medici , gli infermieri e le ostetriche mentre Greta veniva alla luce . Quando è uscita dal grembo, nella sala parto è sembrato veramente alzarsi l’arcobaleno della speranza. Intanto con il mio parto ho collaudato il percorso che l’ospedale ha dedicato alle partorienti. Visto il risultato, è promosso a pieni voti “. Michela ha scelto di partorire a Sapri perché è stato l’ospedale di riferimento durante il suo periodo di gravidanza e non l’ha voluto abbandonare. Il personale si è fatto trovare pronto sulla soglia del percorso covid-19 con tutti i dispositivi di protezione individuale e la sala parto protetta completa di tutte attrezzature, anche per eventuali emergenze chirurgiche. La nascita di Greta per alcuni istanti ha cancellato i sacrifici e le paure a cui è sottoposto in questo periodo il personale sanitario dell’ospedale saprese. Il reparto di ostetricia con in testa la capo sala Enza Saturno e la capo ostetrica Maria Tramontano non hanno parole per elogiare soprattutto il lavoro degli infermieri del pronto soccorso. “ Sono angeli silenziosi – dicono – lavorano senza mai fermarsi o sottrassi a chi gli chiede aiuto”. Sabato sera è arrivata la buona notizia: tampone negativo. Il direttore sanitario Calabrese ha disposto il trasferimento in reparto. Una nascita quella di Greta che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Sala Consilina, ormai prigioniera del virus.
antonietta nicodemo