Un ospedale con un solo primario e tra l’altro disponile soltanto due giorni a settimana. Tutti gli altri reparti, chi da anni e chi da pochi mesi, attende la nomina del suo dirigente. E’ la realtà del nosocomio di Sapri. L’estate scorsa sono andati in pensione due primari storici dell’Immacolata Paolo Calabria in chirurgia e Giuseppe Di Vita in rianimazione. Entrambi sono entrati in servizio nell’ospedale saprese dal giorno della sua apertura e a 40 anni da quella importante data lo hanno lasciato per aver raggiunto l’età pensionabile. Due validi professionisti che hanno contribuito alla crescita del presidio, rallentata negli anni dalla politica che non è riuscita e ne riesce a garantire il potenziamento del personale e il miglioramento infrastrutturale. Una politica che non è stata capace nemmeno a sostituire i primari che mancano da tempo e non si sa quanto ci impiegherà per nominare i successori dei due andati via solo da pochissime settimane. Per il primario di chirurgia è stato indetto il bando per la selezione interna, sperando che almeno in questo caso la selezione giunga a termine. Ad oggi non si sa, ad esempio, che fine ha fatto il concorso che era stato indetto per la nomina del direttore ospedaliero, che dovrà dirigere anche il distretto sanitario. L’ospedale di Sapri comprende cinque unità operative complesse che quindi necessitano di un primario, e sono: chirurgia, ortopedia, medicina, rianimazione e Utic. Di tutte queste, ad oggi: solo ortopedia ha il suo dirigente. Incarico che ricopre il dottor Attilio Molinari a disposizione dell’Immacolata solo due giorni a settimana nelle altri giorni è primario presso il San Luca di Vallo della Lucania. Nel settembre scorso sono stati celebrati i 40 anni dall’apertura dell’ospedale mentre lo stesso presidio sale sul podio della classifica dei nosocomi senza primari. Una graduatoria che chiaramente non esiste, perché non si può concepire un ospedale con tutti i reparti privi di un dirigente.
antonietta nicodemo