“Un fenomeno da approfondire e che rappresenta un’evoluzione della criminalità nell’Agro nocerino”. Così il Procuratore capo della Dda di Salerno, Giuseppe Borrelli, nel commentare il blitz di mercoledì mattina che ha portato all’emissione di 28 misure cautelari e alla scoperta di un sodalizio criminale, con base operativa a Sarno, guidato dal boss Massimo Graziano, che era riuscito ad avere il controllo su una parte dell’economia dell’agro nocerino-sarnese e della provincia più a nord di Napoli.
Nell’inchiesta, che vede in totale 47 indagati, sono coinvolti anche due direttori di banca, un avvocato, un commercialista e un ex poliziotto, oltre alla moglie di Graziano, considerata suo braccio destro, e diversi imprenditori. “Una mafia imprenditrice” dicono dalla Procura: il gruppo era alla ricerca di qualsiasi occasione di guadagno che il mercato offriva, in particolare gli aiuti alle piccole e medie imprese, fino ad arrivare anche al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, attraverso fasulle istanze inoltrate durante i click day. I soldi venivano poi reinvestiti nell’usura, alla quale si accompagnava anche l’estorsione per il recupero dei prestiti, oltre a tanti altri reati realizzati con il coinvolgimento di liberi professionisti e bancari.
Ad incastrare il sodalizio, sarebbe stato il lusso: lo squilibrio tra lo stile di vita eccessivo e le condizioni fiscali dichiarate avrebbe acceso un campanello d’allarme e da qui l’avvio delle indagini da parte delle Fiamme Gialle che, controllo dopo controllo, sono riusciti a ricostruire la rete associativa con a capo Graziano, già noto per la sua appartenenza all’omonimo clan di Quindici.