Un terremoto giudiziario alle prime luci dell’alba di oggi ha spaccato l’amministrazione comunale di Scalea. In manette il sindaco, Pasquale Basile, eletto nel 2010 a capo di una lista civica, e cinque assessori della sua Giunta. Insieme a loro l’arresto è scattato per altre 32 persone, per accuse che vanno, dall’associazione mafiosa, concorso esterno, sequestro di persona, corruzione, turbativa d’asta, turbata libertà del procedimento amministrativo e concussione, aggravati dal metodo mafioso. Le porte del carcere si sono spalancate anche un architetto e due geometri del Comune di Scalea e diversi imprenditori del posto. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la Giunta comunale di Scalea si riuniva periodicamente nello studio dell’avvocato Mario Nocito, legale del boss Pietro Valente, a capo di una delle cosche che comandano nel centro turistico dell’Alto Tirreno Cosentino. Lo studio del legale era il luogo prescelto dal sindaco Basile e dagli altri amministratori per mettere a punto le strategie di aggiudicazione degli appalti che finivano nelle mani di ditte vicine ai clan mafiosi. Spesso venivano create ad hoc società gestite da prestanome proprio per inserirsi nelle liste dei favoriti per i grandi lavori comunali. Una compartecipazione di utili tra politici e ‘ndranghetisti scoperta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza che su direttive del procuratore aggiunto della dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli e del sostituto procuratore Vincenzo Luberti. Dai corposi faldoni d’indagine, in cui risulta indagato anche l’ex primo cittadino di Scalea Mario Russo, attuale capogruppo Pdl alla provincia di Cosenza, emergono tutti gli appalti pilotati dal metodo mafioso. Subito dopo l’elezione del 2010, nelle mira del gruppo politici-mafiosi finì la gara per l’affidamento della gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani e poi subito dopo l’appalto per la gestione della pubblicità nell’area comunale, e ancora, secondo quanto ricostruito dalle investigazioni della DDA, l’affidamento del servizio dei parcheggi a pagamento. L’affare più importante però era quello della realizzazione del porto di Scalea. L’appalto come scrive il gip nell’ordinanza di arresto – era stato gestito dalla vecchia amministrazione guidata da Mario Russo che aveva appaltato i lavori ad una ditta napoletana. I lavori non erano stati avviati per un ricorso di un’associazione ambientalista. La Regione chiese lumi all’Arpacal nel cui consiglio di amministrazione siede lo stesso ex sindaco Russo. Quest’ultimo “cercava” un contatto con l’avvocato Nocito per inserirsi nella gestione dell’appalto, “altrimenti non avrebbe concesso l’autorizzazione richiesta. L’ex sindaco voleva essere “considerato” e questo – scrivono gli inquirenti – evidenzia come il clan Stummo-Valenti aveva già “contaminato” in passato l’attività dell’amministrazione comunale di Scalea.
Roberta Cosentino