Zio Felice è un vulcano: fa tenerezza ora con la sua età ma si vede, attraverso gli occhi che guizzano attenti e la parola sempre ricca di contenuto, la tempra che gli ha permesso di affrontare e superare tutte le peripezie della sua vita. E’ lui il protagonista della mattinata, non solo perchè il Prefetto è arrivato fin qui per lui ma perché riesce sempre a fare la battuta giusta al momento giusto, e non perde occasione di mostrare la sua galanteria come quando ad esempio rimane colpito dalla comandante della Capitaneria Amalia Mugavero e le chiede di fare una foto assieme. Canta, si intrattiene con le persone perché –dice – “a me piace stare in mezzo alla gente” e fa commuovere ricordando altri uomini e altri tempi.
La sua memoria non vacilla. Aveva 27 anni quando fu chiamato alle armi, nel ‘43 fu fatto prigioniero dai tedeschi a Monte Nero e da quel momento in poi iniziò il suo calvario nelle prigioni tedesche; Libia, Albania, Serbia, Croazia, Dalmazia, Slovenia, Ungheria e Austria. La patria l’ha difesa con ardore ricevendo anche la medaglia al merito per le campagne di guerra. Poi arrivò la liberazione e lui ricorda così i partigiani e quello che si cantava a quell’epoca.
L’esperienza di zio Felice in quegli anni gli consente di guardare con lucidità ai tempi attuali. La sua posizione è netta su quanto si sta consumando in Europa . Il suo è un deciso no alla guerra, uno sdegno forte verso gli attacchi al popolo ucraino.
Daria Scarpitta