A 38 anni dall’assassinio in Calabria, c’è un primo indagato per la morte del brigadiere dei carabinieri Carmine Tripodi. Il militare originario di Torre Orsaia, in provincia di Salerno, fu ucciso alle porte di San Luca, in Aspromonte, da un commando della ‘ndrangheta. Da allora la famiglia attende giustizia. Un’agenzia ansa di ieri ha ridato speranze a quanti dal febbraio del 1985 vivono nel dolore. Per l’omicidio del giovane carabiniere celentano, aveva 25 anni, la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha iscritto Sebastiano Nirta, soprannominato “Scalzone”, 66 anni, di San Luca, ma residente a Bovalino, nel registro delle indagati. L’indagine riguarda gli accertamenti di tipo biologico eseguiti su indumenti, sassi, toppe d’asfalto e altro che furino rinvenuti sulla scena del delitto, finalizzati alla rivelazione di materiale organico, utile all’estrapolazione di un profilo genetico per identificare gli autori dell’omicidio del sott’ufficiale dell’Arma. Secondo quanto si è appreso, l’inchiesta riaperta dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria, coinvolge anche altre quattro persone, di cui al momento non sono note le generalità. A Tripodi fu affidato all’età di 22 anni il comando della stazione di San Luca, nel periodo di massima espansione dei sequestri di persona a scopo estorsivo. Il brigadiere salernitano, nonostante la giovane età, dimostro’ ben presto il suo valore, indagando sui sequestri, riuscendo ad arrestare numerosi esponenti della ‘ndrangheta . La sua vivacità investigativ non fu sopportata a lungo dalle ‘famiglie’ aspromontane, che alla fine decisero di assassinarlo. Torre Orsaia da sempre lo ricorda con iniziative sulla legalità. A lui è dedicata anche la locale stazione dei carabinieri. L’anziano padre scomparso un mese fa e la madre di 93 anni hanno vissuto con dignità il dolore confidando nella giustizia. Probabilmente sta per arrivare, le indagini sembrano giunte al capolinea