Sono stati assolti i due ex ministri dell’Ambiente tunisini, Mustapha Aroui e Chokri Belhassan, coinvolti nell’inchiesta sul traffico internazionale di rifiuti provenienti dall’Italia, precisamente dal Vallo di Diano e Cilento, e arrivati in Africa, nel porto di Sousse. La sezione penale della Corte d’appello di Tunisi li ha assolti dall’accusa di essere coinvolti nell’importazione illegale dei rifiuti e ha invece condannato altre figure chiave coinvolte nel caso, tra cui il titolare dell’azienda importatrice, broker e intermediari.
Nelle indagini tunisine, nessun italiano è stato coinvolto, anche se nei mesi scorsi il filone giudiziario italiano ha portato a 10 arresti, ma se in Tunisia si è già arrivati alle sentenze, in Italia è ancora in corso la parte istruttoria, rallentata anche dal rogo del luglio scorso che ha colpito i rifiuti illegali rimpatriati e stoccati a Persano.
La vicenda è iniziata 5 anni fa, con la stipula di un contratto tra la ditta Sra, con sede a Polla, e un’azienda tunisina, che prevedeva l’invio di 120 mila tonnellate di rifiuti non pericolosi in Africa. I container ispezionati alla Dogana di Sousse dagli ispettori locali, però, venne scoperto che non contenevano rifiuti in plastica, bensì scarti di ogni tipo, senza nessun trattamento preventivo dalla raccolta differenziata domestica, prodotta da sedici comuni del Cilento.
Così la Procura tunisina aprì prima un’indagine amministrativa e poi una penale, culminata con l’arresto di 12 persone, tra cui l’ex ministro Aroui, ora assolto.