Si affidano alla preghiera e alla speranza gli abitanti della comunità santamarinese sconvolta dalle continue e fino ad ora vane ricerche di Francesco Cetrola, il 37enne maresciallo della Guardia Costiera tra i dispersi della tragedia avvenuta martedì notte al porto di Genova. C’è chi invoca la Madonna, chi stringe le dita in attesa di una buona notizia, chi si lascia andare ai ricordi di un’infanzia vissuta con Francesco. Su Facebook ci sono le varie anime dell’angoscia che sta pervadendo in queste ore Santa Marina, paese d’origine del giovane, e che sta finendo per coinvolgere anche quanti non lo conoscono ma si sono immedesimati nella tragedia. Molti, tra cui anche i giornalisti delle reti nazionali, cercano soltanto di immaginare il dolore della madre di Francesco, già provata dalla perdita prematura del marito una ventina di anni fa e ora sospesa nel limbo di ricerche senza fine. La maestra Romanina, così come è conosciuta in paese, che ogni domenica si preoccupava di portare la Comunione in casa degli ammalati del suo paese, da ieri è a Genova prigioniera di una snervante attesa, chiamata pare per il riconoscimento quando è stato ritrovato uno degli ultimi corpi, poi risultato non di Francesco. Stamattina nelle parrocchie di Santa Marina e di Policastro si stava pensando di organizzare una fiaccolata per pregare per questo giovane e per tutte le altre vittime del tragico incidente. Le ricerche intanto sono proseguite anche di notte e con l’aiuto di robot che si sono concentrati soprattutto in mare. Sembra che infatti i due dispersi, secondo quanto diffondono i media nazionali, si trovassero nella torre piloti e si presume che possano essere stati sbalzati perciò in acqua dove si trovano anche le lastre di vetro dell’edificio. Ma la comunità di Santa Marina non vuole arrendersi, continua a sperare, appigliandosi a quel telefonino di Francesco che nelle prime ore della tragedia squillava. Impensabile che la maledizione delle Jolly, queste mega portacontainer della Linea Messina, spesso in passato oggetto di tragici incidenti e di inchieste su traffici fumosi, possa aver colpito un giovane di Santa Marina soltanto perché per lavorare era dovuto emigrare a Genova e perché il destino ha voluto che si trovasse nella torre in quei terribili attimi.
Daria Scarpitta