I deputati salernitani Girolamo Pisano (M5S), Angelo Tofalo (M5S) e Sabrina Capozzoli (Pd), hanno chiesto al ministero dell’Interno ed al Governo di valutare i presupposti per lo scioglimento del Comune di San Giovanni a Piro, per i troppi abusi edilizi che si sarebbero registrati in quest’angolo angolo di paradiso del Cilento. Rapporti ed informative della compagnia dei carabinieri di Sapri comproverebbero che tali abusi si stiano moltiplicando con progressione esponenziale. La condiscendenza dell’amministrazione comunale, secondo Pisano, avrebbe favorito la propensione all’abuso trasmodata nella realizzazione di una pluralità di lottizzazioni turistico-residenziali, in conseguenza del rilascio di più titoli abilitativi per costruzioni paludate come agricole. Quella del comune di San Giovanni a Piro- conclude Pisano- è una “Situazione al limite della legalità”.
Il testo dell’intera interrogazione parlamentare
ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04343
Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 204 del 03/04/2014
Firmatari
Primo firmatario: PISANO GIROLAMO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 03/04/2014
Elenco dei co-firmatari dell’atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma TOFALO ANGELO MOVIMENTO 5 STELLE 03/04/2014 CAPOZZOLO SABRINA PARTITO DEMOCRATICO 03/04/2014
Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DELL’INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL’INTERNO delegato in data 03/04/2014
Stato iter:
IN CORSO
Interrogazione a risposta scritta 4-04343
presentato da
testo di
PISANO, TOFALO e CAPOZZOLO. — Al Ministro dell’interno. — Per sapere – premesso che:
nel tenimento del comune di San Giovanni a Piro, ancora sprovvisto di strumenti urbanistici generali, gli abusi edilizi si moltiplicano con progressione esponenziale, come comprovato dai numerosi rapporti ed informative della compagnia carabinieri di Sapri, il cui comandante ha dichiarato alla stampa (Corriere della Sera del 22 novembre 2012, pag. 6 del supplemento Corriere del Mezzogiorno – Campania) che il 70 per cento degli abusi consumati in tutto il Basso Cilento si concentra nei Comuni di San Giovanni a Piro e di Camerata;
al di là del fenomeno di costruzioni in difetto assoluto di titoli abilitativi, ha preso corpo una forma di abusivismo consumato in forza di autorizzazioni in frode alla legge (articolo 9, 3, 44 decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 e ora 44, comma 2 e 3 legge regionale n. 16 del 2004), attraverso permessi di costruire per la realizzazione di case rurali con volumi aggiuntivi asseritamente a servizio dei fondi agricoli, che non avrebbero potuto esser dimessi sia per la carenza di strumenti urbanistici sia per difetto in capo ai beneficiari delle qualità soggettive sia per difetto delle condizioni obiettive dei fondi medesimi, tutt’affatto che destinati alla coltivazione, e perciò in assenza di una relazione qualificata con i fondi oggetto degli interventi autorizzati;
in relazione ad una di dette concessioni edilizie, il sindaco in carica da sette anni, è già stato penalmente censurato per una ipotesi di abuso di ufficio e, per l’effetto, condannato alla pena di anni 1 di reclusione con sentenza del tribunale di Vallo della Lucania n. 1149 del 2004 in data 9 dicembre 2004, con applicazione della prescrizione in sede di appello (sentenza corte d’appello di Salerno n. 280 del 2010 in data 18 febbraio 2010) e rinuncia al ricorso per cassazione;
per effetto di quella che l’interrogante giudica la condiscendenza dell’amministrazione comunale, la propensione all’abuso è anche trasmodata nella realizzazione di una pluralità di lottizzazioni turistico-residenziali, in conseguenza del rilascio di più titoli abilitativi per costruzioni paludate come agricole in comprensori immediatamente gravanti sulla frazione Scario, riconosciuta e prestigiosa località balneare;
in relazione alla più macroscopica di dette lottizzazioni, l’autorità giudiziaria di Vallo della Lucania ha di recente disposto il sequestro di ben 53 unità immobiliari incriminando 112 persone tra committenti, tecnici, esecutori delle opere e disponendo, da ultimo, la iscrizione a Registro notizie reato (in relazione ad una ipotesi di abuso d’ufficio per il rilascio di molteplici Permessi di Costruire) del dirigente l’ufficio tecnico del comune (Corriere della Sera del 24 novembre 2012 e la Città del 25 novembre 2012), a carico del quale pendono anche altri procedimenti per ipotesi di omissioni in relazione alla mancata repressione dell’abusivismo edilizio (LiberaMente n. 2 2011, pagina 7);
nei confronti del responsabile dell’Utc, pende richiesta di rinvio a giudizio in ordine al reato di abuso d’ufficio per avere omesso di ingiungere la demolizione di un fabbricato realizzato in zona gravata da vincoli di in edificabilità assoluta (Parco, zona zps, etc.) intestato al genitore dell’assessore all’urbanistica;
il Comandante del corpo di polizia urbana è stato fatto oggetto di gravissime ritorsioni, rappresaglie e violenze, fisiche e morali, per non aver assecondato illegittime ed arbitrarie disposizioni dell’amministrazione Comunale;
appena insediata nella carica di sindaco, l’avvocato Maria Stella Giannì richiedeva al Comando vigili urbani di riferire sul conto del maresciallo Roberto Ricotta, comandante della stazione dei Carabinieri di San Giovanni a Piro ed autore della inchiesta delegata dalla procura sulla concessione edilizia in frode alla legge – per la quale essa Giannì era stata penalmente censurata dal tribunale di Vallo della Lucania – al fine di poter valutare la compatibilità ambientale e relazionale del predetto sottufficiale.
il comandante dei vigili urbani, Sergente Carmelo Fasano, aveva ovviamente ricusato di evadere l’irrituale ed arbitrario mandato e ne era scaturito il progressivo depotenziamento del Corpo di polizia urbana con l’assentimento della mobilità richiesta da un vigile e la mancata sostituzione di altro per il quale era maturato il diritto alla quiescenza: con la conseguenza che, nonostante il dilagare dell’abusivismo, il Corpo era stato ridotto a due unità, compreso il comandante;
orbene, incaricato dalla procura di svolgere accertamenti su alcune pratiche edilizie (proc. pen. n. 379 del 2010) e di sollecitare in proposito l’ausilio del responsabile dell’ufficio tecnico, con l’esplicita raccomandazione di ammonirlo che, se non si fosse reso disponibile, sarebbe incorso in una ipotesi di omissione d’atti d’ufficio, il capo dei vigili, all’esito delle indagini delegate, riferiva che, nonostante le sollecitazioni, l’ufficio tecnico del comune non aveva fornito la collaborazione ripetutamente richiesta: cosicché il tecnico comunale fu, pertanto, sottoposto a procedimento penale e, a suo tempo e luogo, posto in grado di conoscere sia l’incarto processuale sia il rapporto a suo carico;
nelle ore pomeridiane del 15 luglio 2011, dopo aver sbarrato l’ingresso al municipio per evitare la presenza di testimoni indesiderati, il tecnico comunale si portava all’interno dell’ufficio della polizia urbana, chiudendo anche la porta di quell’ufficio e, dopo averlo ingiuriato e minacciato, colpiva ripetutamente il sottufficiale con schiaffi e con pugni al torace e, prima di andar via, lo avrebbe espressamente minacciato con le seguenti espressioni: «Stai attento a quello che fai; noi siamo in tanti e tu sei solo uno»;
anche nel settore delle opere e dei servizi pubblici, come ad esempio i servizi portuali o complementari al porto di Scario, per la cui gestione affidata a cooperative prive di dei requisiti di legge e posticciamente costituite in vista dell’aggiudicazione del relativo appalto, la procura della Repubblica ha emesso avviso di conclusioni delle indagini nei confronti del predetto tecnico comunale per i delitti di turbativa d’asta, falsità ideologica in atto pubblico ed abuso d’ufficio in concorso con il sindaco, con il consorte del medesimo sindaco e con altri assessori effettivi del predetto ente (procedura penale n. 1996 del 2010);
che la procura della Repubblica presso il tribunale di Vallo della Lucania ha autorizzato l’arresto di un professionista locale per tentata corruzione nei confronti di un graduato dell’Arma dei carabinieri (proc. pen. n. 133 del 2011), formulata nell’ambito di indagini delegate all’arma dei carabinieri, che faceva seguito ad altro arresto per il medesimo titolo di reato nei confronti di un imprenditore napoletano e mentre l’imprenditore napoletano aveva tentato di far accettare la sua mazzetta perché i militari chiudessero un occhio sull’abuso edilizio poco prima scoperto, il professionista aveva assicurato al militare uno «stipendio» mensile fisso, facendo leva sulla esiguità del suo stipendio di Carabiniere e sulla vantaggiosità di un «collegamento» permanente al comitato localmente operante, fatto di tecnici, imprese ed altri;
va da sé che, se ci si dispone a profferte di corruzione nei confronti dei Carabinieri, ciò significa che il comitato d’affari ha evidentemente acquisito la condiscendenza degli organi primariamente obbligati a garantire l’ordinato sviluppo urbanistico del territorio e che le forze dell’ordine sono rimaste l’ultimo avamposto nella difesa del territorio;
lo stesso Presidente del consiglio comunale risiede e dimora in una mansarda abusiva in prossimità del mare, richiesto di intervenire per sanzionare l’abuso, il predetto tecnico comunale ha sin qui ricusato di adottare qualsiasi provvedimento;
da ultimo, i professionisti incaricati della redazione del Puc, nel rassegnare la proposta preliminare, hanno denunciato che – sebbene l’incarico risalga ai primi del 2006 – non è stato possibile attivare le procedure per l’adozione dello strumento urbanistico per effetto «di una prolungata sospensione delle attività, connessa a problematiche organizzative interne all’Ente»;
ad avviso degli interroganti si rileva una grave, reiterata e sistematica violazione delle leggi in materia urbanistico-edilizio-paesaggistica e di affidamento dei pubblici appalti nonché delle regole che disciplinano la civile convivenza gravemente infirmata dalle reiterate condotte del sindaco, degli assessori, del presidente del consiglio comunale e del dirigente l’Utc, a tutti i livelli dell’azione amministrativa;
potrebbe inoltre esservi il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata, interessata al riciclaggio dei profitti conseguiti in altre aree della regione ed in ogni caso all’accrescimento della redditività di investimenti nel settore edilizio, che, sottratti agli oneri di urbanizzazione, al costo di costruzione connessi ed alle altre contribuzioni di legge, diventano altamente remunerativi –:
se, alla luce di quanto descritto in premessa, il Governo intenda valutare i presupposti per lo scioglimento del comune di San Giovanni a Piro ai sensi dell’articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000. (4-04343)