Gare truccate per far vincere ai «soliti noti» commesse di fornitura per mense scolastiche e ospedaliere di tutta Italia. Cibo avariato, se non addirittura rosicchiato dai topi, servito sui banchi degli ignari assistiti per ottenere il massimo profitto al minimo costo. Un’inchiesta inquietante, condotta dalla Procura di Napoli che non ha risparmiato nè il Vallo di Diano né tantomeno il Lagonegrese, tanto che nella lunga lista degli indagati, 53 in totale, sono finiti anche l’ex primo cittadino di Polla Massimo Loviso, attuale vice sindaco, seguito a ruota dal primo cittadino di Lagonegro, Domenico Mitidieri e da due persone di Montesano sulla Marcellana, una donna di 40anni dipendente della Puliedil, la società finita al centro del ciclone giudiziario e un 31enne anche lui montesanese, che, invece, non ha rapporti di lavoro con la ditta al centro dell’inchiesta. L’ipotesi accusatoria fa riferimento alla costituzione di un’associazione per delinquere che, dal 2009, si sarebbe resa protagonista di numerosi reati contro la pubblica amministrazione, riconducibili a una società, la Puliedil srl, che opera nel settore delle mense scolastiche e ospedaliere. Episodi di corruzione sarebbero avvenuti sia nel corso del procedimento amministrativo relativo alle gare d’appalto bandite dagli enti locali (in questo caso – secondo l’accusa – anche grazie alle collusioni di amministratori locali), sia durante la gestione dei servizi di refezione forniti a seguito dell’aggiudicazione degli appalti (in questa circostanza – sempre secondo l’accusa – con la compiacenza di funzionari sanitari delle Asl). In particolare, alla fine sarebbero stati somministrati alimenti e prodotti diversi, per quantità e qualità, da quelli stabiliti nelle gare d’appalto ad alunni delle scuole e degenti di strutture ospedaliere. Agli alunni di numerose scuole, secondo l’ordinanza di custodia cautelare, sarebbero stati forniti alimenti rosicchiati dai topi o in pessimo stato di conservazione. Ai plessi scolastici di Montesano sulla Marcellana sarebbe stata servita acqua di rubinetto al posto di quella minerale. Infine – stando sempre ai contenuti dell’ordinanza – anziché carne di bovini di razza piemontese, come previsto dal capitolato d’appalto, sarebbe stata somministrata carne di bovini provenienti dalla Polonia. I reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal sostituto Henry John Woodcock sono, a vario titolo, associazione a delinquere, corruzione truffa, turbata libertà degli incanti, falso e frode in pubbliche forniture. Dei 53 indagati, sei – tra imprenditori, dirigenti sanitari ospedalieri e ausiliari – sono stati raggiunti da misure cautelari che vanno dagli arresti domiciliari all’obbligo di dimora e alla sospensione dai pubblici uffici.
Roberta Cosentino