“Delinquenti stanziali”. Così li ha definiti il Procuratore capo di Lagonegro Vittorio Russo. Si tratta dei componenti della banda di croati finita agli arresti, 4 in carcere e 4 ai domiciliari, all’alba di ieri con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine e furti in abitazione. Tutti tra i 30 e i 40 anni,vivevano infatti tra le province di Roma, Napoli, Latina e Catanzaro e, tra il febbraio 2010 e il gennaio 2014, periodo a cui fanno riferimento le indagini, avevano messo a segno almeno 31 episodi delittuosi in Campania , Basilicata, Puglia, Abruzzo, Molise e Lazio. Dieci solo i furti compiuti nel Vallo di Diano e la cui paternità può essere con certezza attribuita a questo gruppo, a capo del quale c’era lui, Nikolic Dalibor, 41enne nullafacente, che progettava e metteva a segno i colpi, poi eseguiti assieme agli altri della banda, attraverso i “Golden Trips”, che è poi il nome dato all’operazione dei Carabinieri, cioè i viaggi dorati che la gang compiva per spostarsi da una zona all’altra d’Italia e che erano finanziati da un ricettatore di Napoli, anche lui finito agli arresti. Cosimo Fidato, 56enne aveva anche il compito di fornire gli automezzi, tutti intestati a prestanome, e di immettere poi sul mercato la merce rubata, per lo più monili e preziosi. 7 croati dunque più un napoletano e un’latra donna residente nell’hinterland romano, verso cui non è stata eseguita una nuova misura agli arresti domiciliari perché nel 2012 è stata dichiarata incapace di intendere e di volere. A porre fine alle azioni della banda che, oltre a sottrarre beni di valore, a ignari cittadini che vivevano in abitazioni isolate vicine all’A3, non mancava di usare violenza, quando veniva scoperta, trasformando i furti in rapine, per assicurarsi merce e impunità, sono stati i Carabinieri della Compagnia di Sala Consilina agli ordini del Tenente Emanuele Corda. Sono state proprio le indagini avviate a fine 2009 sulla rapina avvenuta a Montesano sulla Marcellana, a seguito della quale morì l’80enne Pasquale Petrosino, a mettere i militari sulle loro tracce. Per 4 anni i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Sala Consilina hanno ricostruito la rete di collegamenti tra gli indagati, seguito i loro spostamenti con pedinamenti e appostamenti, capito il modus operandi, riuscendo già nel 2010 a beccare 4 di loro in flagrante mentre tentavano una rapina in un’abitazione in provincia di Vibo Valentia. I 4, una volta rimessi in libertà, hanno ripreso le loro attività delinquenziali.Il cerchio alla fine si è chiuso. E potrebbe condurre anche ad un’accusa di omicidio nei confronti di alcuni componenti la banda per quanto accaduto a Montesano, visto che ci sono gravi indizi che li collegherebbero a quel delitto. In quell’occasione qualcuno entrò nell’abitazione dei coniugi Petrosino situata in una zona molto isolata e venne scoperto proprio dall’anziano titolare che cercò di metterli in fuga ma venne preso, malmenato, subendo diversi colpi alla testa con un oggetto contundente, e lasciato infine esanime e legato, mentre la moglie, anche lei era ferita e imbavagliata, si trovava in un altra parte della casa. A scoprire quanto accaduto fu il figlio della coppia, la mattina dopo ma per le percosse subite Pasquale Petrosino non riprese più conoscenza e morì dopo 3 settimane.
Daria Scarpitta
Blitz dei carabinieri: ” era una banda violenta e spavalda”