Terza ordinanza di custodia cautelare in carcere per Carmine Testiera, l’ufficiale giudiziario di Ascea già accusato di corruzione in atti giudiziari, concussione e falsità ideologica per quanto compiuto nel corso del proprio lavoro presso il Tribunale di Vallo della Lucania. La nuova misura cautelare nasce a seguito di ulteriori irregolarità rivenute negli atti acquisiti nell’ufficio di Testiera, sequestrato lo scorso dicembre, e nel corso delle indagini di questi mesi. Due le contestazioni sollevate questa volta per induzione indebita a dare o promettere utilità e falsità. Nello specifico, a Testiera viene ora contestato di aver indotto delle persone a consegnargli somme di denaro per eseguire dei pignoramenti o comunque per assolvere pratiche ed oneri del suo ufficio, ingannando anche gli utenti sulle finalità di tale denaro. Una conferma al modus operandi fino ad ora attribuito all’ufficiale giudiziario dagli inquirenti. La terza ordinanza è stata notificata a Testiera in carcere a Salerno dove è rinchiuso dallo scorso 7 febbraio. Stamane era previsto anche l’interrogatorio di garanzia a Fuorni in merito a questi ultimi eventi. Ma Testiera dinanzi al GIP Stefano Berni Canani si è avvalso ancora una volta della facoltà di non rispondere come deciso in accordo con i suoi legali, gli avvocati Mario Valiante del Foro di Salerno e Francesco Annunziata del Foro di Napoli Nord. E questo in vista del ricorso al Riesame che potrebbe esserci già tra una settimana. “Giochiamo così a carte scoperte- ha detto l’avvocato Valiante- Potremo avere contezza delle varie accuse e dei vari episodi contestati al nostro assistito che nella sede del Riesame risponderà ad ognuno di essi, fornendo la sua lettura dei fatti” . Il ricorso al Riesame sarà l’occasione per chiedere la scarcerazione di Testiera o in subordine la revoca degli arresti in carcere in favore dei domiciliari. L’ufficiale giudiziario di 66 anni, finito nella bufera dallo scorso dicembre, è stato dapprima indagato per aver favorito l’accesso ad un’impresa in un fondo privato al centro di un pignoramento senza l’autorizzazione del giudice e poi è stato arrestato dopo essere stato colto in flagrante a chiedere una mazzetta ad un imprenditore di Battipaglia per il pignoramento di un auto. A tutto ciò si sono aggiunte successivamente le accuse di corruzione e falsità ideologica per alcuni atti compiuti nel corso di un pignoramento immobiliare. Al vaglio degli inquirenti ci sono numerosi incartamenti da quando lo scorso dicembre i Carabinieri della Compagnia di Vallo della Lucania fecero irruzione nel ufficio dell’ufficiale giudiziario apponendovi i sigilli e acquisendone il materiale . Non si escludono dunque ulteriori sviluppi.
Daria Scarpitta